FOCUS MARICA LIOTINO – Fattoria sociale e gestione delle persone

In questa ricerca, Marica Liotino, dottoressa e ricercatrice presso l’Università di Padova, ha indagato sulla nascita delle fattorie sociali in Italia e in Europa, analizzando i progressi fatti nella teoria di queste organizzazioni e nella loro gestione. Nello specifico ha preso in considerazione tre casi studio del territorio italiano: Conca d’Oro, Agricolmente e Terra d’Incontro.

Le fattorie sociali

Conca d’Oro è una cooperativa sociale di Bassano del Grappa (VI) che gestisce una fattoria, un ristorante, un forno e una bottega. Offre servizi educativi e sociosanitari e svolge attività agricole e commerciali finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. 

La Cooperativa Agricola Sociale Agricolmente divide la sua ampia produzione agricola fra gli orti del delta del Po e i vigneti dei Colli Euganei. Questa produzione viene poi trasformata e confezionata in collaborazione con altre aziende agricole e fattorie sociali del Veneto.

Terra d’Incontro è una masseria situata sul territorio di Casamassima (Bari), che affianca alla produzione agricola una masseria didattica e una fattoria sociale. In questo spazio si fa agricoltura e artigianato sociale mirando all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate anche attraverso la collaborazione con altri enti e associazioni.

Obiettivi e strategie comuni

Tutte e tre le realtà considerate presentano obiettivi rivolti alla produzione di beni agricoli di qualità mediante l’utilizzo di metodologie rispettose dell’ambiente, e adottano una filosofia di agricoltura biologica a km 0. Allo stesso tempo, in particolare nelle cooperative, si aggiungono obiettivi di tipo sociale, come l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, il superamento degli approcci assistenziali e la creazione di reti con altre organizzazioni.

Tra i valori che guidano l’agire di queste imprese si possono individuare temi legati alla sostenibilità sociale e di impresa, come la dignità e la centralità della persona, la sostenibilità ambientale, il rispetto delle differenze, il sostegno e la formazione. Inoltre, le tre realtà sembrano rivolgere una particolare attenzione all’innovazione e alla collaborazione.

Le fattorie sociali indagate seguono per lo più una strategia di differenziazione, al fine di mostrare il prodotto o il servizio dell’organizzazione come diverso da quello offerto dai concorrenti del settore. 

Si costituiscono come luoghi lavorativi centrati sulla persona, intendendo in questo senso non solo coloro che usufruiscono dei servizi della fattoria sociale ma anche gli attori che la muovono. Questi luoghi prestano una particolare attenzione alla formazione, impiegando metodi che favoriscano lo sviluppo di competenze trasversali in conformità con la loro natura giuridica e le loro scelte strategiche.

Scelte diverse a seconda della forma giuridica?

Dalla ricerca risultano maggiori analogie tra Conca d’Oro e AgricolmenteTerra d’Incontro presenta solo in parte gli obiettivi di tipo sociale riscontrati negli altri due contesti, conservando principalmente quelli relativi alla produzione. Anche il suo differenziale competitivo è disputato unicamente sulla certificazione bio e sulla qualità del prodotto. Allo stesso modo gli obiettivi di formazione risultano essere principalmente legati all’accrescimento del know-how dell’agricoltura. I contratti lavorativi impiegati in Terra d’incontro sono stabiliti sulla base delle necessità agricole, prediligendo contratti di tipo stagionale che vengono attivati nei periodi di maggiore produzione.

L’impressione è che in Terra d’Incontro sia preponderante l’attenzione alla produzione agricola rispetto che allo scopo sociale. L’ipotesi è che tali scelte potrebbero essere dettate dalla sua differente forma giuridica poiché, diversamente dalle altre realtà indagate, questa è un’azienda agricola.

Riumanizzare il lavoro

Questa ricerca identifica le fattorie sociali come possibili portavoce della riumanizzazione del lavoro. Infatti, in queste realtà si può riscontrare un nuovo modo di fare business, non necessariamente associato alla competizione, alla divinizzazione del profitto, alla separazione netta tra persona e lavoratore. Al contrario, è un modello di business rispettoso dell’ambiente, della persona, delle relazioni, che diffonde anche un nuovo modo di pensare la comunità.