Focus Alice Pietropolli e Francesca Cimbaro: testimonianza di una buona prassi

Alice Pietropolli, Coordinatrice attività sociali della Casa di Anna, ha iniziato il suo intervento parlando di come la fattoria sociale abbia avviato, insieme al Comune di Venezia, una sperimentazione rivolta ai minori segnalati ai Servizi Sociali.

Francesca Cimbaro, Assistente sociale del Comune di Venezia, racconta la volontà con cui l’ente era partito, cioè quella di dare ai ragazzi occasioni di crescita diverse dai soliti contesti, per permettere loro di sperimentare anche delle responsabilità lavorative.

Tra co-progettazione ed evoluzione: uno spazio di crescita per i minori svantaggiati

Casa di Anna è il posto in cui questi ragazzi trovano uno spazio di crescita, formazione e benessere. L’organizzazione del lavoro prevede la divisione in squadre di lavoro miste che si dedicano ad attività diverse.

Un aspetto fondamentale della collaborazione tra Casa di Anna e il Comune di Venezia è che si tratta di una vera e propria co-progettazione. Ecco perché, secondo Alice, il progetto funziona così bene: è un progetto in grado di evolvere.

Casa di Anna offre dei percorsi trimestrali articolati in visite una o due volte a settimana per minori tra i quattordici e i diciassette anni con segnalazioni ai Servizi Sociali (di diversa natura: contesto famigliare, frequentazioni o altro ancora). Durante l’esperienza i minori sono sempre accompagnati da un educatore inviato dal Comune. Questo fa sì che all’interno del progetto siano seguiti prima, durante e dopo, grazie a un follow-up.

L’importanza di far partecipare i ragazzi al proprio percorso formativo e lavorativo

La finalità e il senso della sperimentazione era di rendere i ragazzi partecipi del loro percorso. Non si tratta di un percorso lavorativo o para-lavorativo, né di un tirocinio, ma di un modo per consentire loro di mettere in campo delle competenze che spesso nemmeno sapevano di possedere.

Per il Comune l’esperienza è importante perché grazie a essa i ragazzi che vivono situazioni di difficoltà a vario titolo e grado riescono a entrare in un contesto in cui non si sentono stigmatizzati e possono sperimentare sé stessi con sguardi diversi da quelli rispetto a quelli a cui sono abituati.

Le attività che vengono proposte a Casa di Anna sono varie e il Comune non si occupa di indirizzare i ragazzi verso l’una o l’altra. In questo senso c’è totale libertà da parte di Casa di Anna e degli operatori nella suddivisione dei gruppi e delle attività di lavoro.